La Vogalonga del 2016, giunta alla 42^ edizione, sarà ricordata come una tra le più incerte e con più suspence dal punto di vista metereologico. Per tutta la settimana precedente e per ogni giorno che trascorreva verso il fatidico 15 maggio le ipotesi, opinioni e previsioni oscillavano tra il “non buono” e il “decisamente brutto”. Si rincorrevano voci di venti di Bora a 40 km, poi 38, forse 30 . . . I telefonini impietosamente rimandavano i disegnini delle App con nuvolette da cui spuntavano fulmini e gocce e ad ogni ora, mattina, o pomeriggio che passava l’immagine restava crudelmente inalterata, concedendo qualche variazione solamente alla temperatura e al vento; troppo poco per restare ottimisti.
Che si fa?
Caliamo le barche più grandi il giorno prima?
Ma poi se piove . . .
E se viene rinviata la manifestazione?
Ehhh ti pare che la rinviano . . . ?!
E’ arrivata gente da tutto il mondo . . .
Per me basta che non ci sia vento e si può fare benissimo
Si parli bene tu . . . ma il mio equipaggio con pioggia e onde non so come si mette
Ma non preoccupatevi, per quello non c’è problema . . . sono state fatte barche equilibrate . . .
Ecco, questi sono alcuni dialoghi che avremmo potuto cogliere i giorni immediatamente precedenti tra il popolo della Laguna e tra i Soci Settemari; la giusta e misurata apprensione per un appuntamento impegnativo e festoso (e ognuno in cuor suo sa quale dei due aggettivi prevale) al quale non si vuole mancare.
Arriva sabato, arrivano le 19.30 circa e alcune gocce cominciano a farsi sentire, mescolate da un vento teso che si rinforza col passar dei minuti e si appesantisce di pioggia che a sera inoltrata si fa veramente forte e scrosciante, e così via per gran parte della notte . . .
Se piòve adesso no piòve doman! Potrebbero essere state queste le parole di qualcuno prima di addormentarsi.
Domenica mattina, molto presto, l’aria è frizzante e leggera e il cielo è chiaro; le nuvole pare si siano nascoste . . . Buon segno.
All’ingresso del Cantiere a S.Alvise si sorride e si scherza in attesa di sentire lo scatto della porta automatica. Tutti dentro, verso le proprie barche, con l’enorme capannone animato da sagome scure e slanciate che si svegliano dai loro ricoveri.
Prima di tutte va in acqua la Diesona della Settemari! Non si discute.
Si litiga un po’ per chi a seguire deve calare la barca ma comunque non c’è niente da fare; uno è il paranco e uno è Valerio, per cui se anche solo uno dei due si stufa non va in acqua più nessuno!
Più chiaro di così . . !
Lentamente e senza sosta tutte le barche abbracciano il loro elemento naturale e si avviano verso il Canal Grande per radunarsi nel Bacino di San Marco già brulicante di scafi di ogni tipo, cori, tamburi, saluti e incitazioni.
La Diesona condotta da dieci donne campeggia in mezzo al Bacino e attira gli sguardi e l’ammirazione di tutti; è giustamente considerata l’orgoglio della Settemari così come le sue vogatrici, che vengono immediatamente soprannominate le Settemaresse e attorno a cui si radunano anche le altre barche dell’Associazione formando un’unica emozione cromatica tra acqua, maglie e cielo assieme al blu delle casacche degli amici di Pavia che ci sono venuti a trovare.
Molte sono le lingue che risuonano nello specchio d’acqua antistante San Marco ma il suono delle campane e il conseguente colpo di cannone da San Giorgio sono il segnale compreso da tutti.
Si parte!
Un’armata immensa festante e pacifica si muove facendo ribollire la Laguna, sospinta dagli applausi che da terra volano all’acqua e pare quasi che i monumenti e le chiese siano invidiosi dei campanili che si godono lo spettacolo da una posizione privilegiata.
Il serpentone di barche e natanti di ogni specie si snoda incessantemente lungo il percorso e l’entusiasmo si affievolisce un poco nel corso dei chilometri e della stanchezza, con l’ammasso di scafi che si dirada dopo S.Erasmo e si fa spargolo da Burano fino all’ingresso del Canale di Cannaregio, dove si crea l’ormai famigerato imbuto in cui una selva di remi e pagaie paiono la costruzione fatta da enormi castori.
Si entra e si sfila come nel “red carpet” di un prestigioso Festival e davvero è una sfilata in piena regola, con le fondamenta gremite e i ponti ricolmi di gente, applausi, saluti e scatti fotografici . . . ci mancano solo gli autografi (ma probabilmente arriveremo anche a quelli)!
Quando si rientra in Canal Grande si capisce che è finita, è fatta, e quei 30 chilometri che all’inizio potevano far intimorire qualcuno ormai sono dietro le spalle, e le spalle funzionano ancora. La medaglia ricordo che ci viene consegnata certifica che oggi anche noi siamo stati parte di questo spettacolo.
La Vogalonga 2016 ha avuto la presenza di milleeottocento barche con settemila partecipanti.
La Settemari ha messo in acqua 11 barche con 58 vogatori tra cui gli amici Pavesi, con i quali il lungo cammino di amicizia si è fatto più consistente in Sede nel pomeriggio, tra cose buone, canti e scambi di discorsi e doni tra i Presidenti, sotto lo sguardo severo ma benevolo di Alfredo Borsato che ha ringraziato tutti per la sincera amicizia che si è respirata in quelle ore e che sicuramente sarà rinnovata nei prossimi incontri.
Post Scriptum A fine serata gli ultimi che sono usciti, dopo aver riordinato, dirigendosi verso casa sono stati colti da una pioggia fitta e continua, quella pioggia cioè che era stata sospesa e trattenuta per tutto il giorno risparmiando tutti e facendoci godere di una giornata magnifica e da ricordare.
E’ proprio vero, Lassù qualcuno ci ama !