E’ impensabile che un Veneziano che voglia dirsi tale non partecipi alla Festa del Redentore. Ed è altrettanto impensabile che la Settemari non partecipi alla Notte famosissima.
Fin dal mattino di sabato 16 Luglio ci si attiva per celebrare al meglio e nella migliore compagnia la festa.
Si preparano nelle case alcune pietanze della tradizione e si allestiscono i contenitori che le accoglieranno oltre a preparare le bevande che disseteranno, anche di acqua, i Soci e le Socie partecipanti. Nel primo pomeriggio le imbarcazioni vengono addobbate con cascate di fogliame e palloncini colorati come nella migliore tradizione e i posti voga cedono spazio alle panche e alle tavolate. Scorrono le ore, la città si riempie di sciami di persone che neppure le zanzare trovano posto nelle ore dell’imbrunire.
Il rendez-vous vede arrivare le persone e salutarsi con gioia portando i bagagli che mano a mano vengono divisi e stivati sottoprova, sottopoppa, sottoovunque . . . Si sale, si manovra e via scivolando lungo il rio per sbucare in Canalasso dove ci si accoda a decine di imbarcazioni dirette in Bacino. Irrefrenabile è la serenità del momento ed ecco che spunta una fisarmonica che intona (e lo farà per tutta la sera) canzoni e melodie veneziane che rendono le barche Settemari inconfondibili e salutate festosamente.
Preso posto vicini vicini sotto la punta della Dogana ci si àncora e si iniziano a imbandire le tavole; i saluti volano da uno scafo all’altro con coloro che si riconoscono e alla fisarmonica si aggiunge una chitarra, per dare man forte e rendere (se ce ne fosse bisogno) ancor più coinvolgente il canto. Del resto bisognerà pur trascorrere il tempo che ci separa dall’inizio dei fòghi ! E’ bello vedere come dalle barche che si trovano alcune barche più in la alcuni soci si muovano e con cautela arrivino fino alle nostre per salutarci, intonare un canto e mimare delle filastrocche a cui prontamente tutti d’intorno rispondiamo e sostenute da applausi e cori da barche ancor più distanti; tutto ciò avviene in un continuo passare, cedere e riconsegnare di contenitori, piatti, bottiglie, taglieri, pirofile e proiettili di sughero dalla breve corsa . . .
E’ arrivato il momento . . . si spengono le luminarie, buio ovunque e silenzio (ognuno cerca la posizione più comoda) . . . Inizia lo spettacolo . . .
Gli applausi egli OOHOOO ! ! accompagnati dai clacson e dalle sirene scandiscono la bellezza dei fuochi che quest’anno sono stati particolarmente apprezzati e hanno mostrato nuovi colori e acrobazie particolarmente spettacolari con disegni e cromìe degne di questa notte magica.
I tre colpi segnano la fine dello spettacolo e l’inizio di un lungo applauso, a cui segue l’accendersi dei motori dei natanti che si allontanano e sciamano verso il ritorno con noi che assistiamo allo sbrogliarsi di questa matassa intricata cantando e intonando “tanti auguri a te” (perché è giunta mezzanotte e un Socio xe deventà un poco più grando).
Giunto il momento di ripartire si tuffano i remi, si fa finta di non saperli gestire, si fa finta di sbagliare manovra e si fa finta di arrabbiarsi, sapendo che se anche sei di spalle si vede che stai ridendo (ti credi che dorma da pìe?).
Qualcuno viene fatto scendere prima e volano saluti e baci mentre le barche riprendono il cammino cantando.
Non è facile descrivere lo so e capisco la limitatezza di queste parole ma forse è meglio così, perché bisogna esserci e solo così si potrà capire quanto difficile sia raccontare certe notti, certe notti che non vuoi smettere, smettere mai . . .