Venerdì 10 febbraio la Settemari ha vissuto una serata speciale grazie all’incontro che i Soci e gli amici hanno avuto in Sede con Stefano Nicolao. Il celebre costumista, sarto e ricercatore ha fatto del suo Atelier un punto di incontro imprescindibile per chi voglia assaporare la storia del costume e la tecnica sartoriale, potendo apprezzare come i confini tra Arte e Artigianato (qualora ve ne fossero) vengano superati dalla passione e dalla ricerca. Indossare la storia e le implicazioni sociali e antropologiche che portano gli abiti a modificarsi nel tempo è un fatto esclusivo ed emozionante, privato quando ci si veste e pubblico quando si è ammirati.
In tal modo Stefano ha narrato ai numerosi presenti le evoluzioni del gusto e della tecnica attraverso i dipinti dei grandi maestri del Medioevo e del Rinascimento, le stampe e i bozzetti tipografici dei sarti europei e le operazioni che si affettuano nei laboratori (e nel suo atelier in particolare) dalla sapienti mani degli operatori e delle sue collaboratrici.
Le numerosissime proiezioni hanno permesso a Stefano di regalarci emozionanti narrazioni, soprattutto quando ha ripercorso la lavorazione dello sceneggiato “Marco Polo” del 1982 in cui il giovanissimo Stefano fu chiamato a collaborare ampiamente ai costumi e alle atmosfere da ricreare si in Italia che in Tibet durante le avventurose riprese di quel programma che segnò una pietra miliare per la televisione Italiana.
Oltre a ciò abbiamo ripercorso assieme i vari film a cui ha collaborato e le numerose clip pubblicitarie potendo apprezzare la fantasia e la sagacia psicologica che occorre attuare anche attraverso gli abiti nel veicolare i messaggi pubblicitari.
Al termine dell’intervento le molte domande che inevitabilmente sorgevano dai presenti hanno potuto ottenere risposta durante la cena, ispirata al Carnevale che il giorno dopo sarebbe cominciato e per omaggiare Stefano Nicolao che ha portato in Sede Settemari una ricca ventata di colori e di sfumature, con la promessa di andarlo a trovare nel suo Atelier . . .