Domenica 20 maggio Venezia e le sue isole si sono destate ai primi raggi di sole con la consapevolezza che anche questa sarebbe stata una lunga giornata.
Già dai giorni precedenti si respirava l’atmosfera dell’imminente evento della Vogalonga, giunta alla 44^ edizione, e la percezione era tanto più avvalorata dalle molte imbarcazioni e scafi che solcavano la Laguna e i rii del centro storico.
La Settemari come sempre non ha voluto mancare a questo appuntamento e ha posto in acqua numerose imbarcazioni e ancor più numerosi vogatori, il cui numero si è fatto maggiore grazie ai nuovi Soci che non hanno voluto perdere l’occasione di vivere questa splendida occasione assieme a Soci più esperti che li hanno in qualche modo “tenuti a battesimo”. Gli amici di Pavia, puntuali come solo i veri amici sanno essere, presenti in forze e in entusiasmo ci hanno salutato col solito affetto e hanno composto i loro equipaggi onorando le barche della Settemari con la loro presenza e simpatica baldanza.
La Diesona, Ammiraglia della Settemari, è come sempre tra le imbarcazioni più ammirate e fotografate, ed è un onore poter fare parte di quell’equipaggio nelle poche occasioni in cui viene esibita con orgoglio nelle acque veneziane.
Prendendo il via da S.Alvise lentamente siamo entrati in Canal Grande e confluiti assieme a sempre più numerose imbarcazioni verso il Bacino di San Marco, dove lo spettacolo di una Venezia inondata di sole e sovrastata di azzurro avrà fatto pensare a chissà quante persone qualcosa tipo: “non c’è nessun altro posto al mondo dove vorrei essere in questo momento”.
Puntuale alle 9.00 il colpo di cannone ha dato il via alla Vogalonga ed è salito il grido di entusiasmo di migliaia di persone che a bordo di quasi qualsiasi cosa fosse in grado di galleggiare hanno dato inizio alla maratona acquatica, piegando verso S.Elena e Forte S.Andrea per proseguire sul consueto percorso tra le Isole della Laguna.
Ben presto e a causa dei restringimenti del percorso si verificano i consueti problemi di scorrimento, con le barche tradizionali venete che si intralciano con le Jole provenienti da tutto il mondo e con alcuni “foresti” che si ritrovano in secca in maniera improvvisa e a dir loro inspiegabile.
La Settemari e la sua flotta, che sono partiti assieme in Bacino, si sparpagliano e creano una lunga scia di colori blu e bianchi che si vede anche da lontano; ed è piacevole vedere i tuoi compagni di Associazione un po’ ovunque, presenti e riconoscibili e talvolta mimetizzati sullo sfondo del cielo.
Via via che passa il tempo ecco che si coglie l’isola di Burano, ed è confortante, anzitutto perché vuol dire che abbiamo già fatto una buona parte del percorso e poi perché sappiamo che a Mazzorbo c’è il consueto appuntamento che la Settemari si da per riunirsi e darsi una piccola pausa per rifiatare un po’ e di “riflessione”. Sappiamo bene cosa intendiamo per “riflessione” e allora ecco che iniziamo a gustare quelle bontà che dalle barche vengono condivise e apprezzate assieme agli amici di Pavia e a coloro che si sgranchiscono un poco scendendo a terra, anche per approfittare dei servizi per una “sosta idraulica”.
Ripresa la voga si prosegue con rinnovato entusiasmo e si salutano amici e conoscenti che incrociamo mentre le urla e gli incitamenti degli ospiti di Venezia, che all’inizio sembravano un’orda irrefrenabile, ora si fanno più tranquilli e quasi flebili, come i battiti dei tamburi delle dragon boats che ora sono più radi e cadenzati.
Oe, òe ! ! ! Le massicce caorline e balotine devono fare una certa impressione avvicinandosi ai kayak e alle canoe da cui spuntano solo testoline e poco più che voltandosi vedono i baffi di acqua sollevata dalle prue ricadere scrosciando accanto a loro.
Ci si avvicina all’ingresso del Rio di Cannaregio e puntualmente accade ciò che si sa ma che si spera possa essere un po’ diverso dal solito . . . .
Si forma un imbuto di decine di imbarcazioni, tra canoe, jole, kayak, barche tradizionali e a foggia fluviale, con scafi larghi, piccoli, panciuti o affusolati, alti o rasi all’acqua, insomma di tutto un po’ che si accalca e si urta, si distanzia e si avvicina ad altri, creando confusione e quasi tensione.
A tratti il nervosismo si fa sentire un po’ di più e il tempo che si trascorre prima di entrare in Cannaregio è davvero troppo e la magia di questa giornata rischia di svanire nei volti e nei cuori dei partecipanti.
In qualche modo si riesce a passare, si imbocca il Rio di Cannaregio e si esce in Canal Grande per andare al “traguardo” della Salute e girare la prua per affrontare il ritorno in cantiere.
A S.Alvise si issano le imbarcazioni e istintivo corre lo sguardo agli scafi e alle visibili “ferite” superficiali che presentano, riportate nei concitati momenti della calca e del percorso, così come i lunghi e pesanti remi delle balotine e delle caorline paiono quasi come le lance dei cavalieri medievali, scheggiate e monche dai contrasti, bisognosi di riparazioni e sostituzioni di parti per fortuna riparabili . . .
Certamente una riflessione sulla Vogalonga andrà fatta, in maniera seria e intelligente, con l’aiuto di coloro che amano e vivono questa manifestazione e ne vogliono preservare le motivazioni originarie per il bene di Venezia e della Laguna, con scelte più adatte al caso e anche coraggiose se fosse necessario.
Al termine della manifestazione i fermenti e le istanze dei Soci e degli amici della Settemari sono proseguiti in Sede, dove si è svolto il consueto ritrovo del post-Vogalonga e che ha visto la cordialità e la convivialità fare da padrone al pomeriggio e che fino a sera hanno fatto risuonare il rio terà di risate, allegria e amicizia.