Miraggio visivo per tutti, conosciuto da pochissimi. È il Lazzaretto vecchio, isola a poche decine di metri dalla riva del Lido, da sempre preclusa alla visita.
Ma quest’anno la Settemari è riuscita a far aprire le porte di quest’isola per i partecipanti alla gita sociale 2019.
Accolti dal responsabile dell’Archeoclub di Venezia prof. Gerolamo Fazzini, i soci arrivati su caorline e balotina, hanno potuto approfondire la conoscenza di un patrimonio culturale di grande pregio, purtroppo in un precario di conservazione che ne mette a repentaglio la sopravvivenza e ne impedisce la fruizione pubblica.
Istituito dalla Serenissima nel 1423, il Lazzaretto vecchio svolse un compito essenziale nella difesa della popolazione veneziana, dalle grandi pestilenze che infierirono sulla città per molti secoli.
Dal nome dell’isola, Santa Maria di Nazareth, derivò il toponimo Nazaretum, poi corrotto nel popolare Lazzaretto, con il quale si identificano universalmente questa tipologia di luoghi di cura.
Fu definito vecchio per distinguerlo dal Nuovo, istituito nel 1468 in Laguna Nord, dedicato alla quarantena di persone e merci.
Con la dominazione asburgica dal 1800, l’isola fu trasformata in presidio militare e sul finire del ‘900, in canile.
La rinascita dell’Isola sembrava vicina grazie al decreto ministeriale del 23 dicembre 2014, con il quale il Lazzaretto vecchio era destinato a divenire sede del Museo Archeologico Nazionale della Laguna di Venezia, ma a quasi 5 anni il progetto sembra essersi arenato.
La Settemari ha pertanto deciso di sollecitare ufficialmente le autorità competenti a rilanciare il progetto dell’istituzione del Museo Archeologico Nazionale della Laguna, che consenta la migliore conoscenza di questo trascurato gioiello architettonico, garantendone la conservazione e la tutela e mettendo a disposizione della cittadinanza veneziana e degli appassionati e studiosi tutto quel patrimonio di ritrovamenti archeologici che testimoniano la plurimillenaria storia lagunare.
I partecipanti alla gita sociale, dopo aver ascoltato l’interessante storia dell’isola e visitato con tanta curiosità gli spazi del vecchio ospedale, i diversi enormi tesoni, la casa del priore utilizzata anche per gli ospiti illustri tenuti in quarantena, hanno infine raggiunto la raffinata villa Alberti a Malamocco per uno squisito pranzo in allegria, come da tradizione Settemari, sotto il porticato del magico patio ventilato e pieno di fiori.