Quando è arrivata in Sede Settemari, rigorosamente via Posta, la busta con l’invito alla nostra Associazione di partecipare al Raid Venezia – Dolo – Venezia siamo stati molto contenti e subito ci siamo dati da fare per aderire e diffondere la notizia ai Soci oltreché aggiornare il sito e il programma mensile di Maggio.
Il fatto poi che qualcuno si sia rammaricato di non poter essere presente a causa di impegni già presi ha avvalorato l’affetto che la Settemari nutre verso questa manifestazione e questa giornata che da molto tempo ormai (segno del successo e della popolarità che riscuote) tutti chiamano semplicemente “Fattoretto“.
Ecco quindi che domenica 22 maggio ci si appresta a partire e alle 7.15 in Cantiere si calano i Sandoli che porteranno la rappresentanza della Settemari a risalire il Brenta fino a Dolo, fin Villa Badoer Fattoretto dove si celebrerà la 38^ edizione della manifestazione.
A qualcuno il fatto di trovarsi così presto può apparire strano ma la Settemari si muove solo e rigorosamente a remi e pertanto occorre arrivare alla chiusa dei Moranzani entro le 9.00 per la formazione del Corteo assieme alle altre Società; quindi rotta verso il Tronchetto per scivolare lentamente oltre, sull’acqua “bassa bassa” del mattino, impalando poco e cautamente, per liberarsi più avanti e procedere verso Fusina con la serenità che la giornata suggerisce e che le folate di aria fresca rendono già molto piacevole.
Sandoli, Caorline, Gondole si radunano e si schivano dolcemente, salutandosi gli equipaggi e sorridendosi nel ritrovarsi pronti per la medesima avventura, che inizia silenziosamente sotto gli sguardi di quei pochi che a quell’ora ci guardano dalle sponde e dei pescatori, che hanno già svegliato il fiume col sibilo dei loro lanci.
Si procede spediti, con la tranquillità data dalla calma che il Brenta trasmette e che fa della Riviera un luogo magico e ricchissimo d’Arte e di miracoli del paesaggio che tutto il mondo ci invidia.
Con tale animo si arriva a Villa Foscari detta La Malcontenta, capolavoro di Andrea Palladio che suscita sempre meraviglia e stupore per la inarrivabile semplicità e il meraviglioso equilibrio delle forme.
Qui ci fermiamo per una sosta che già sentiamo di meritarci e che vogliamo fare ai piedi della nobiltà del luogo. Silenziosamente ormeggiamo a lato sotto le fronde, con lo sguardo che giunge alla Barchessa della Villa tra una fuga di alberi a sinistra e uno spiazzo verde a destra . . . Noblesse oblige, ed ecco che da uno zaino esce una gabbietta che contiene ostriche freschissime accompagnate da altrettanto fresco Prosecco versato in flûte (di plastica, perché la nostra è Nobiltà di Popolo). Chi vuole opta per caffè caldo e pasticcini altrettanto disponibili. Così trascorre la prima sosta, davanti alla meraviglia; lei bellissima e Malcontenta, noi meno belli ma già felici . . .
Si riparte poco dopo, avendo nel frattempo risposto agli sguardi e ai saluti degli equipaggi che ci superavano e che vedevano queste due barche infrattate e brindeggianti di buon mattino.
Curve e anse, traiettorie a tagliare il fiume e il rumore dell’acqua, sollevata dalle prue che ricade con ritmo regolare che quasi ci ipnotizza.
Con questo andare superiamo i bassi ponti girevoli senza che si muovano, abbassandoci “a pagiòl” e risorgendo uno alla volta al superamento dell’ultimo tratto. Au revoir Caorline e Gondole, ci vediamo dopo . . .
La Chiusa di Mira ci avverte che il “dopo” è arrivato e ci riuniamo aspettando di entrare assieme, imitando l’andar per il fiume degli anatroccoli a seguito dei genitori.
Oriago, e poi Dolo, e all’uscire dall’ultima curva scorgiamo il pontiletto di Villa Fattoretto e alcune barche già li, con alcuni della Famiglia ad accoglierci. Poco prima abbiamo fatto un alzaremi alle donne della Settemari e al loro sandolo, ora l’alzaremi lo facciamo tutti assieme per la Famiglia Fattoretto e per Luigino, ospite e amico di Venezia e dei Veneziani che amano vogare.
Sbarcati ed entrati nell’ampio salone di accesso attraverso il giardino siamo accolti da musiche e da freschi aperitivi a seguito dei quali ci accomodiamo sul lungo tavolo con i posti assegnati alla Settemari. Il meritato riposo ci permette di guardarci attorno e di vedere molti amici e conoscenti di tante altre realtà remiere di Venezia e di terraferma e di ammirare la bellezza del parco, che si riempie di persone, famiglie e collaboratori della Famiglia Fattoretto già all’opera per coccolare gli ospiti.
Il pranzo si svolge tra canti e applausi, con lo speaker che ricorda i momenti belli e i momenti brutti come la perdita di Luigino nel 2013 o il tornado del 2015, di cui il parco porta ancora qualche segno.
Per il resto le cose non cambiano, e l’andar per i tavoli a portare i piatti e la cortesia e l’allegria che si respira sono le stesse di sempre e che da sempre rimangono uguali, anche col passar dei secoli . . .
Le canzoni degli anni ’70 sono la molla che fa scattare i cori che dai tavoli si spandono dappertutto e davanti all’orchestra coppie di giovani e meno giovani si esibiscono in danze e lenti d’altri tempi.
Arriva il momento delle premiazioni e dello scambio di doni. Quest’anno il piatto del Buon ricordo è dedicato al Gruppo Sportivo Artigiani e le Società vengono chiamate alla ribalta attraverso i loro rappresentanti che vengono salutati e premiati dai figli di Luigino Fattoretto che con parole di affetto, tenerezza e coraggio hanno ribadito la loro intenzione di proseguire il cammino del loro papà e di continuare ad organizzare questa bella manifestazione oltre alle altre attività da loro imparate fin da piccoli. Particolare apprezzamento è stato espresso al Presidente Luisa Vianello e calorosi auguri al nuovo Consiglio Direttivo della Settemari.
Venuto il momento di ripartire un po’ a malincuore si lascia che la Lotteria prosegua con l’estrazione dei numeri e gli evviva dei fortunati vincitori. Occorre essere celeri e calcolare bene i tempi perché c’è da tornare a Venezia e il Cantiere ha degli orari che vanno rispettati.
Alle 15.40 si battono le prime vogate sulla via del ritorno e aiutati un po’ dalla corrente ripercorriamo le anse e i ponti sotto i quali ripassiamo come agili ballerini di limbo al punto che poco prima delle 18.00 siamo ai Moranzani, dove l’odore salmastro che il vento ci porta fa capire che siamo in Laguna e stiamo per affrontare l’ultimo tratto dopo che la Chiusa ci avrà liberati . . .
Onde e diportisti ci impegnano sulla via verso casa più di quanto si vorrebbe e sinceramente un po’ di fatica si fa sentire ma ciononostante il Tronchetto e le nasse dei pescatori si fanno sempre più grandi e vicine dopo le quali il Rio di Cannaregio e lo spuntare del frangiflutti di S.Alvise ci danno l’entusiasmo per le ultime vogate fatte bene (Xe sempre cussì . . !).
Vedere da lontano la figura e gli occhiali di Angelo che ci aspetta ci mette di buon umore e con ritrovata freschezza diamo l’ultima siàda di poppa e siamo nelle cinghie.
Manca poco alle 19.30 e chissà perché ci ritroviamo a cantare mentre sistemiamo i remi, togliamo le forcole e laviamo le barche guardando e salutando altre barche che rientrano ma che non erano in Riviera.
E chissà anche perché con noi Angelo non riesce ad arrabbiarsi o non riesce a trattenere il sorriso . . .
A proposito Angelo, delle barche che oggi si sono mosse col traino che notizie ci sono . . ?