A cura di A. L.
Domenica 13 maggio a Venezia si è vissuta un’altra giornata di emozione e di bellezza che ha visto protagonista il sempre più numeroso popolo della Voga.
La Festa della Sensa (Ascensione) risale all’anno 1000, con la celebrazione volta a commemorare la conquista della Dalmazia da parte del doge Pietro II Orseolo proprio nel giorno in cui lo stesso doge partì con la sua spedizione a difesa delle popolazioni della Dalmazia. Col tempo il significato della cerimonia si fece sempre più sacro e il rito del lasciare cadere l’anello in mare in segno di consacrazione fu conferito da Papa Alessandro III nel 1177 sotto il dogado di Sebastiano Ziani, per ricompensare Venezia della sua intermediazione tra il Papa e l’Imperatore Federico Barbarossa e della sua disponibilità a ospitare nella Serenissima i due contendenti, che qui firmarono la Pace di Venezia che pose fine alla secolare rivalità tra papato e impero e diede a Venezia la signoria sul mare Adriatico.
Anticamente la solenne processione di imbarcazioni, guidata dalla nave del doge (dal 1253 il Bucintoro), usciva dalla laguna attraverso la bocca di porto del Lido. Nelle acque antistanti la chiesa dedicata a San Nicolò, patrono dei naviganti, veniva recitata una preghiera per invocare la protezione dei navigatori.
Convenuti attraverso le molte Società remiere, Associazioni e Gruppi sportivi, i moltissimi vogatori a bordo di numerose imbarcazioni si sono dati appuntamento sulle acque del Bacino di San Marco, colorando quel magnifico scenario con le proprie divise e con i gonfaloni inquieti sulla poppa, e lasciando inevitabilmente e con sottile malizia stupefatti i tanti turisti che già a quell’ora popolano i battelli, i ponti e le rive lungo il tragitto del Canal Grande verso l’appuntamento per l’inizio del corteo.
Al suo arrivo il “Bucintoro” si piazza alla testa e subito tutte le barche si dispongo poco a lato e dietro. Le trombe iniziano a squillare e i tamburi colpiscono l’aria con il loro battito, dando quasi la cadenza alla vogata di centinaia di remi.
Così fino al Collegio Navale Morosini, dove i cadetti salutano con numerosi Hurrà! l’arrivo e il passaggio del corteo e fino all’isola di S.Andrea, dove veniamo salutati dal 1° Reggimento di Infanteria Veneto Real impegnato in una rievocazione storica.
Arrivati al Lido la cerimonia dello sposalizio del mare davanti alla Chiesa di San Nicolò, protettore dei marinai e delle genti del mare, sancisce il culmine del significato della festa e lo scioglimento del corteo.
Nel frattempo le numerose iniziative legate alla Sensa sono già in corso o stanno per iniziare come le Regate (Giovanissimi su pupparini a 2 remi, Donne su mascarete a 2 remi, Uomini su gondole a 4 remi, Regata delle Schie e delle Maciarele presso il Bacino Idroscalo Isola di S. Andrea), il mercatino, il coro Serenissima, la camminata nordica, ricostruzioni storiche e animazioni per i più piccoli.
Finito il corteo che si fa? Si torna a casa? Si torna in cantiere?
Ma quando mai ! ! !
Arma la prora e salpa verso il mondo! O meglio, tradotto, “premi un pòco e buta el fero verso el canal tra S.Andrea e la Certosa” . . . Li, alla Certosa, ci aspettano solamente alcune panche e alcuni tavoli riservati in mezzo all’erba e tra gli alberi; a noi non serve altro, davvero, perché tutto il resto (“el megio e el bon”) lo abbiamo a bordo, sotto poppa, sotto prua, sotto ovunque, e già sappiamo che quel che andrà ad accadere da ora e per qualche ora ce lo siamo ampiamente meritato e faremo onore al luogo e al momento, anche se alcuni equipaggi sono rientrati in cantiere al termine della cerimonia.
Ormeggiate le barche e giunti al punto tutti esibiscono (il termine è appropriato) e condividono le bontà preparate per il picnic e lo schiocco dei tappi delle bottiglie, regolare e cadenzato, scandisce l’allegria assieme agli amici della Cannaregio. Un boccone, un sorso, un sorriso . . . Uno sorriso, un assaggio, un sorso . . . Un bis, un “proviamo”, un sorso . . . Insomma: cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia. Sicuramente chi passava pensava di vedere solo persone intente a mangiare, bere e divertirsi e invece, cari miei, stavamo facendo matematica! E non ce n’eravamo accorti . . .
Li vicino un’altalena aiuta qualcuno di noi a “tornar picinin“, poco più in la l’ombra di un albero aiuta qualcun’altro a smaltire il caldo e a digerire anche qualche pensiero di troppo.
Arriva il momento di tornare e riprese le barche si dirige verso S.Alvise, lasciando Murano “a stagando” e stringendo per S. Michele, Arsenale e via così . . .
Abbiamo vissuto una cerimonia antichissima ma resa sempre nuova e vitale grazie anche alle numerose nuove Socie e nuovi Soci che hanno voluto partecipare e mettersi in gioco con entusiasmo, affondando i propri remi nella bellezza di questa giornata e di questa città.
Tocca a Gino Rosa l’ingrato e divertente al tempo stesso compito di accoglierci in cantiere, perché non siamo stanchi e quando siamo così siamo davvero impegnativi per chiunque; ecco quindi che altri tappi saltano, altri evviva corrono e Gino, sotto il cappello da “s-ciòsi” e gli occhiali da sole alla Steve McQueen, non riesce a trattenere il sorriso e le sue battute.
That’s all folks ! . . . Questo è tutto gente !
Vi pare poco?
Ah, per la cronaca: sapete qual’è stato il gruppo più numeroso al corteo della Sensa 2018 con 52 remi messi in acqua ?
Dai che lo sapete . . . Volete un aiutino? No, non serve . . .